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    Silvia Margaria


    Acquisizione

    Dispersione
    stampe fotografiche fine art da negativo b/n e colore su carta cotone,
    epistole trovate, elementi a supporto della ricerca
    2017

    Dispersione è un’installazione che si compone di una serie di fotografie, documentazione di un cammino in solitaria, 5 lettere trovate e materiali e oggetti a supporto della ricerca artistica. Silvia Margaria si mette in moto e da sola percorre parte della Via del Sale nelle Alpi Marittime, un antichissimo percorso che si snoda tra Piemonte, Francia e Liguria, dove un tempo i commercianti trasportavano il sale dalla costa verso l’entroterra. Il lavoro si apre ad una riflessione sulla relazione tra solitudine e comunicazione, sulla necessità di isolamento, sul significato di conservazione e concentrazione, sul procedere in fatiche, slanci, vette, condivisioni, contingenze e cadute. L’atto performativo, organizzato in una salita e una discesa in due giorni differenti, si è svolto sul sentiero che da Carnino Superiore porta alla Punta Marguareis. Durante la salita l’artista ha letto ad alta voce le epistole che fanno parte dell’opera - lettere di sconosciuti dal passato che l’artista trova ai mercatini dell’antiquariato e che colleziona - adattando la lettura con il ritmo del cammino e del respiro, per poi disperderle un’altra volta lasciandole a terra, sotto un sasso. Quest’abbandono volontario, come una sorta di oblio vigile, ha esorcizzato la convinzione di poter conservare tutto, in quello spazio della mente in cui, grazie al camminare, i pensieri trovano chiarezza.“Il cammino è parte integrante del progetto e il passo è un movimento fondamentale per cercare la sintonia con ciò che la circonda attivando un processo creativo che incamera informazioni e sensazioni attraverso un fare che estromette la dimensione accelerata della quotidianità. La necessità di estraniarsi permette all'artista di raccogliere tutta se stessa senza distrazioni in modo che l'isolamento possa scolpire il pensiero, così come accade nel lupo, animale che è tornato a popolare le alpi e a cui Silvia Margaria si ispira per la sua dualità: pur essendo infatti una bestia di natura gregaria, è nell'isolamento che il lupo trova la forza per occupare un nuovo territorio e formare un nuovo branco; questa fase, che biologicamente prende il nome di Dispersione, diventa metafora e dà il titolo all'installazione che Silvia Margaria ha creato ricomponendo, attraverso gli elementi raccolti in cammino, ciò che l'esperienza ha colonizzato nel suo sentire”. In montagna si fatica, e la fatica è un passaggio necessario alla rigenerazione e al cambiamento: l’attesa del limite e la prova a superarlo facilita l’introspezione e la relazione con le contingenze crea altre prospettive. Camminare in montagna è un’esperienza che svuota e rigenera; è un’azione che ha a che fare anche con l’atto di “prendere le distanze”, con il bisogno di muoversi verso un obiettivo con un ritmo diverso: quando si rallenta non è solo il tempo a dilatarsi, ma cresce anche la percezione dello spazio, della distanza.La serie di fotografie che fa parte dell’installazione Dispersione, racconta il cammino tra i sentieri delleAlpi Marittime. Gli scatti sono accomunati da un’inquadratura caratterizzata da una forma circolare che chiude la scena come un mirino, a volte ben visibile, altre volte appena accennato ai bordi: la visione si è concentrata seguendo un’immaginaria linea di forza verso una prospettiva solitaria e condensata. Sono “fotografie che riassumono, con lo stratagemma dell'oculo, la propensione di Silvia Margaria a ‘osservare-cercando’ qualcosa che sfugge e che pertanto merita il massimo della concentrazione, anche visiva.” 
    Il binomio dispersione/concentrazione si risolve con una ‘staffetta’ di pensiero consequenziale che concilia il senso della parola ‘dispersione’ con il suo opposto, ‘concentrazione', attraverso il ‘testimone’ dell'isolamento. La ‘ricerca del fuoco’ (concentrazione) in queste fotografie e la dispersione delle epistole trovate e poi lette ad alta quota, sono azioni che metaforicamente sono servite per formulare la domanda: con quale criterio selezionare e conservare ciò che nel mondo appare?"L'interrogativo che si pone Silvia Margaria deriva indubbiamente da una forma mentis derivante da un’esperienza da archivista e da cui deriva l'approccio che si concilia nuovamente con il concetto dispersione inteso, questa volta, come sparpagliamento degli elementi il cui rischio è di perderne alcuni. Il suo lavoro, dunque, pur partendo da una ragione intimistica del tutto personale confluisce in una riflessione di portata universale che ha a che fare con la dispersione traslata nella perdita esistenziale di ogni essere umano. (...) Concentriamoci anche sull'inutilità degli indizi, potrebbero rivelare qualcosa di importante.” ( cit.Alice Zannoni)


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